Il Miele

L'Oasi delle Api - Sermoneta - Il Miele

Breve presentazione su cos’é il Miele

 

Per la biologia animale
Solo le api (e pochi altri insetti a loro simili) fanno miele perché solo loro, tra gli animali che si nutrono di nettare e polline,  hanno la necessità di accumulare scorte di cibo. Risolvono il problema trasformando il cibo fresco dell’estate (il nettare raccolto dai fiori) in un alimento a lunga conservazione.

Nella definizione legale 
” … per miele si intende il prodotto alimentare che le api domestiche producono dal nettare dei fiori o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o che si trovano sulle stesse, che esse bottinano, trasformano, combinano con sostanze specifiche proprie, immagazzinano e lasciano maturare nei favi dell’alveare” (direttiva CEE 22 luglio 1974).

Prodotto animale o vegetale?
Il miele ha una natura duplice. Il ruolo delle api è fondamentale nell’elaborazione del prodotto: solo a loro è possibile compiere questo incredibile lavoro di raccolta di minuscole goccioline per assemblare quantità significative di nettare, da trasformare poi con un processo altrettanto minuto e paziente. La materia prima di partenza però è di origine vegetale ed il miele finito deve le sue caratteristiche, più che a ogni altro passaggio, alla natura, alle caratteristiche e alla provenienza della materia iniziale. Il nettare è una sostanza zuccherina che le piante producono proprio per attirare gli insetti, che si fanno così vettori inconsapevoli dei polline, l’elemento fecondante, che viene in questo modo trasportato su altri fiori. Anche il polline viene raccolto dalle api, ma non serve per l’elaborazione del miele, ma come alimento proteico per le forme giovanili. Nel miele il polline è presente solo in piccolissima quantità, come componente accidentale.
Altro materiale di partenza per la formazione del miele è la melata, in questo caso, è la linfa stessa delle piante, della quale si nutrono insetti quali gli afidi e le cocciniglie. Il surplus di sostanza zuccherina non utilizzata da questi insetti viene riciclata dalle api.

Come alimento
Il miele è formato quasi esclusivamente da zuccheri: questi infatti rappresentano dal 95 a più del 99% della sostanza secca e gli zuccheri semplici, fruttosio e glucosio, ne costituiscono la maggior parte (85-95%), generalmente con prevalenza del primo. Le proprietà fisiche e nutrizionali del miele sono dovute in gran parte a questa composizione e, in particolare, all’alto contenuto in fruttosio. Come alimento il miele può essere visto come una fonte di zuccheri semplici e per questo è un cibo altamente energetico e dolcificante. In questa categoria è l’unico che non necessita di nessuna trasformazione per arrivare dalla natura alla nostra tavola.

Miele o mieli?
Piante diverse danno nettari diversi. Questa è la ragione per cui si parla di mieli al plurale, piuttosto che genericamente di miele. La differenziazione in mieli monofloreali (che provengono prevalentemente dal nettare di un’unica specie) è data da una presenza rilevante su un territorio di una fioritura attraente per le api, ma in parte anche dalla maestria dell’apicoltore, che eventualmente trasporta appositamente le api su questa fioritura ed estrae il miele monofloreale evitando  la contaminazione con raccolti precedenti  e successivi da specie diverse. Il miele monofloreale può essere identificato da un colore, da un profumo e da un sapore caratteristici, a seconda che provenga da fiori di robinia, di castagno, di cardo, di tiglio, di trifoglio, eccetera. Se le api sono in presenza di più fioriture contemporaneamente, il loro prodotto sarà misto e verrà denominato millefiori.

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Miele di Acacia

La robinia o acacia , è una pianta a portamento arbustivo o arboreo, appartenente alla famiglia delle leguminose, che può raggiungere i 20 metri d’altezza. Fu importata in Europa dal Nord America all’inizio del XVII secolo da Jean Robin, erborista del re Enrico IV di Francia, da cui prese il nome. In Italia apparve alla fine del XVIII secolo, prima come pianta ornamentale, poi per rassodare i terreni e gli argini delle strade e delle ferrovie. Il legno è buono da ardere. 
Tra i diversi tipi di miele quello di robinia è senza dubbio il più estesamente conosciuto ed apprezzato in Italia. E’ la qualità uniflorale più diffusa nei punti vendita della grande distribuzione; la produzione nazionale è largamente insufficiente a soddisfare le richieste e ogni anno ne vengono importati grandi quantitativi dai Paesi dell’ Est Europeo (robinia ungherese, soprattutto) e dalla Cina. Alla base del suo successo sono le caratteristiche peculiari: colore chiaro, stato fisico liquido, odore e sapore leggeri e delicati. Queste qualità non si trovano riunite in nessuna altra produzione nazionale e sono molto apprezzate da chi si nutre di miele.
La caratteristica principale di questo tipo di miele risiede nell’alto contenuto in fruttosio, che è alla base della scarsa tendenza a cristallizzare e dell’elevato potere dolcificante. Dal punto di vista della composizione è inoltre caratterizzato dal basso contenuto in sali minerali, in enzimi e in acidità.

Caratteristiche organolettiche
Il miele di robinia  si presenta generalmente liquido; 
può eventualmente presentarsi torbido per la formazione di cristalli, senza tuttavia raggiungere mai una cristallizzazione completa.
Il colore è sempre molto chiaro, da quasi incolore a paglierino.

Alcune parole o espressioni usate per  descrivere l’odore: floreale fine, generico di miele, di cera nuova, leggermente fruttato, di carta, di fiori di robinia…
Il sapore è decisamente dolce, con leggerissima acidità. L’aroma è molto delicato, poco persistente e privo di retrogusto.
Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’aroma: vanigliato, confettato, di mandorla dolce sbucciata…
La consistenza varia a seconda del contenuto d’acqua.

 

Miele di Agrumi

Gli agrumi sono specie originarie dell’Asia, della famiglia delle rutacee. Piante sempreverdi, prediligono terreni silicei. La specie citrus comprende arancio, limone, mandarino, bergamotto, cedro, pompelmo.

Il miele di agrumi rappresenta uno dei prodotti uniflorali più conosciuti ed apprezzati nel mondo intero. In Italia è secondo, per diffusione nei punti vendita e nelle preferenze di chi ama il miele, solo all’ acacia.Questo è dovuto alle sue caratteristiche organolettiche: colore chiaro, profumo di fiori e sapore dolce piacciono a tutti (o quasi tutti) i consumatori di miele. 
Pur essendo la coltivazione degli agrumi diffusa in tutto il mondo, nelle zone a clima mediterraneo e tropicale, la produzione di miele uniflorale ha luogo soprattutto dove questa cultura assume carattere intensivo e la fioritura avviene in un periodo definito (e non protratto, e quindi sovrapposto ad altre fioriture, come spesso avviene ai tropici); in particolare sono note le produzioni di Messico, California, Florida, Israele, Spagna e Italia. Nel nostro paese si ottengono mieli di agrumi principalmente in Sicilia e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata, Campania, Sardegna e Lazio rientrano nelle regioni produttrici.

Caratteristiche organolettiche
Il colore è molto chiaro: da quasi incolore a giallo paglierino quando liquido; da bianco a beige chiaro quando è cristallizzato.
L’ odore è intenso.
Alcune parole o espressioni usate per descriverlo: simile a quello dei fiori dai quali proviene, fiori di caprifoglio, biancospino o melone giallo.
Il sapore è normalmente dolce con leggera acidità, l’ aroma molto intenso.
Alcune parole o espressioni usate per descriverlo: floreale, simile all’odore, ma di tipo più fresco, con tendenza al fruttato.
La tendenza a cristallizzare è di livello medio: è comune in prodotti leggermente umidi, una granulazione piuttosto grossolana, dovuta alla conservazione in ambiente caldo durante il periodo di cristallizzazione. Gli stessi prodotti, deumidificati o tenuti in condizioni diverse (temperatura fresca), svilupperebbero cristalli più fini.

 

Miele di Castagno

miele di castagnoE’ rappresentato da una sola specie, ed è una pianta che può raggiungere i 30 metri di altezza, formando grandi foreste sulle alpi e sugli Appennini. Dà il nome a un tipo di zona forestale, il “castanetum”, e l’intervento dell’uomo l’ha portato a uscire dalla sua area di distribuzione tipica. Il castagneto da frutto rappresenta una vera e propria coltivazione agricola per la cura costante che comporta da parte del proprietario. Oggi però la castanicoltura è in netto regresso, sia perché è venuta meno la sua importanza di nutrimento povero per le popolazioni montanare, sia per la comparsa di due funghi parassiti: il cancro del castagno e il mal dell’inchiostro. Questi due fenomeni hanno portato alla rinaturalizzazione di molti castagneti da frutto, con la formazione di un bosco misto di maggior valore naturalistico. miele di castagnoMolto diffuso è stato anche il governo a ceduo per ricavare pali per l’agricoltura, ma in molti casi questi cedui hanno subito un abbandono e iniziato a evolversi verso una formazione a fustaia mista con altre latifoglie. Il castagno fiorisce a giugno e luglio. Caratteristiche organolettiche Il miele di castagno tende a rimanere liquido, a causa della forte componente di fruttosio. L’eventuale cristallizzazione è molto lenta, non sempre regolare. Il colore è ambrato scuro, con tonalità rossiccio-verdastre nel miele liquido; se cristallizzato, assume un colore marrone. Sia l’odore che l’aroma sono intensi, è poco dolce, amaro, molto persistente. Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: aromatico, pungente,acre, verde, vegetale/erbaceo, di legno, di tannino, fenolico, amaro, di ceci lessati, di cartone bagnato, di sapone di Marsiglia Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma: simile all’odore Variazioni sul tema: il miele di castagno si presenta spesso misto a quello di tiglio (in questo caso viene familiarmente chiamato “castiglio”), a causa della sovrapposizione delle fioriture. Prende allora una nota medicinale, mentolata. Se misto a melata, il colore è più scuro, il sapore meno amaro rispetto a quando è totalmente di nettare. Il miele di castagno è una delle principali produzioni nazionali, ma ha fatto fatica ad affermarsi nei gusti di chi acquista il miele, sia per il colore scuro, sia per l’aroma forte e amaro. Solo dagli anni ’80 ha cominciato ad avere un suo mercato. Prima molti apicoltori praticavano addirittura una transumanza “di fuga” per evitare di produrlo. E’oggi uno dei mieli più utilizzati in cucina e in abbinamento con formaggi soprattutto stagionati (pecorini, caprini), ma anche con ricotta.

 

Miele di Eucalipto

miele eucaliptoL’eucalipto è una pianta sempreverde, originaria dell’Australia, osservata per la prima volta da un botanico francese nel 1792 e introdotta in Italia alla fine del ‘700. Fu adottata alla fine dell’Ottocento nell’Agro Romano per iniziativa dei Monaci Trappisti di un’Abbazia vicina a Roma, sulla base del presupposto (erroneo) che gli effluvi delle piante potessero risanare il territorio dalla malaria: di fatto però la capacità di queste piante di assorbire l’acqua stagnante cominciò a esercitare un effetto benefico. Durante e dopo la bonifica dell’ Agro Pontino, avvenuta durante il ventennio fascista, vennero piantati numerosi esemplari di eucalipti in filari, sia con funzione frangivento, sia per limitare la dispersione d’acqua nei casi di irrigazione a lungo getto. Oggi l’eucalipto viene considerato una pianta naturalizzata. Dalle foglie è possibile estrarre un olio essenziale, l’eucaliptolo: da esso si ricavano prodotti che hanno proprietà calmanti della tosse, antisettiche, balsamiche, antiparassitarie. Il miele di eucalipto è uno di quelli a cui vengono (erroneamente) attribuite le proprietà farmacologiche di altre componenti della pianta. Fiorisce in luglio-agosto. Le produzioni più abbondanti vengono dalla maremma Toscana, dal Lazio e dalla Sardegna. In Calabria, nel crotonese, si produce un miele uniflorale anche da E. globulus, a settembre. Questo miele ha tendenzialmente un colore più scuro ed un aroma più forte rispetto al miele estivo di E. camaldulensis. Caratteristiche organolettiche: cristallizza spontaneamente in tempi abbastanza rapidi dando origine a una massa compatta, con cristalli fini o medi, il colore è da ambrato chiaro a scuro quando è liquido, beige grigiastro quando è cristallizzato. Mediamente intenso all’odorato e al gusto e persistente in bocca. Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: animale, di funghi secchi, di cane bagnato, di dado da brodo, di liquerizia, di formaggio parmigiano stagionato, di affumicato, di caramello, di asfalto bagnato, di foglie della pianta, di “dulce de leche”. Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma: richiama le sensazione percepite all’odorato, di caramella mou alla liquerizia, cappuccino, malto. Si accoppia molto bene, per affinità, con formaggi stagionati, quali il parmigiano reggiano o il pecorino.

 

Miele di Melata

Anche se spesso viene chiamata “melata di bosco”, la melata di metcalfa (da Metcalfa pruinosa, flatide appartenente all’ordine dei rincoti, sottordine degli omotteri), prende nome non da una pianta, ma da un insetto, originario dell’America Settentrionale e Centrale, e introdotto accidentalmente in Italia, dove fu avvistato per la prima volta nel 1979 in Veneto, in provincia di Treviso. Di qui ha colonizzato tutto il territorio nazionale e le isole e anche paesi confinanti (Francia, Svizzera, Croazia, Slovenia) parassitando numerosissime piante appartenenti a circa 50 famiglie botaniche. E’ un insetto che si nutre di linfa vegetale, assorbendo la parte proteica ed espellendo quella zuccherina, che viene raccolta dalle api. La melata prodotta dalla metcalfa, colando sulle foglie, può però costituire un substrato per lo sviluppo di fumaggini (specie fungine) che preoccupano il settore agricolo (la metcalfa attacca infatti vite agrumi, pomacee e drupacee, oltre che siepi ornamentali). Il lancio dell’insetto antagonista Neodrynus Thyphlocybae si è mostrato unfattore abbastanza efficace di contenimento. Per gli apicoltori, dopo i primi anni di raccolti molto ricchi, si è andata manifestando una maggiore incostanza, dovuta in particolare a una serie di annate secche. La metcalfa, così come è soprattutto produttiva di melata nelle zone umide lungo i fossi, nei margini boschivi e nelle siepi interpoderiali, così si avvantaggia dell’umidità stagionale, temendo però la pioggia battente che la dilava nei vari stadi di sviluppo. La produzione della melata si ha da fine luglio fino ai primi di settembre. Caratteristiche organolettiche: resta liquido a lungo, ma può cristallizzare, asciutta, vischiosa, filante, di colore ambra scuro fino a quasi nero quando è liquida, assume un colore marrone se cristallizza. Odore e aroma sono di media intensità, in bocca è persistente, può essere caratterizzata da una nota acida e salata. Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: Vegetale/fruttato, di conserva o passata di pomodoro, di frutta cotta, di albicocche essiccate, di caramello, di confettura di fichi, di lievito Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma: di passata di pomodoro, di marmellata di fichi, di frutta secca, di melassa, di malto, di sciroppo erboristico, di bietole o erbe cotte, di datteri

 

Miele di Tiglio

miele tiglioIl tiglio è tra gli alberi più belli e più alti delle zone temperate. E’ un albero a foglie cadute, che può crescere fino a 20 metri. Il Tiglio selvatico (cordata) è autoctono in tutta l’Europa e la Russia Occidentale, mentre quello nostrano viene dall’Europa Centrale e Meridionale. In Italia è presente su tutta la penisola, ma più frequente nelle regioni centro settentrionali e si spinge fino a 1500 metri. Il tiglio platyphyllos è in genere coltivato a scopi ornamentali, così come il tiglio americano. La diffusione del tiglio è oggi molto limitata per la sostituzione, nelle posizioni più favorevoli, dei boschi spontanei con colture. Sul tiglio può prodursi melata, per attacco di insetti quali l’Eucallipterus Tiliae. Il miele si produce sia nell’arco alpino che in zone urbane o suburbane, sui tigli coltivati. Fiorisce da maggio a luglio. I fiori sono usati in farmacologia per infusi calmanti ed emollienti. Caratteristiche organolettiche: il miele di tiglio cristallizza in ritardo formando per lo più cristalli grossi e irregolari. Il colore va da ambra chiaro a ambra, con riflessi giallo-verdi nei mieli più puri, quando è liquido; quando è cristallizzato da avorio a beige. All’odore è di intensità media-forte. Così al gusto, ed è molto persistente. Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: fresco, mentolato, balsamico, di farmacia o medicinale, di tisana di fiori di tiglio, di incenso, di resina Alcune parole o espressioni usate per descrivere il gusto/aroma: rinfrescante, di mentolo e canfora, di medicinale, di noce fresca, di erbe officinali, di salvia e lime, con un finale agrumato e amaro. Il miele di tiglio, oltre a sposarsi per affinità con tisane d’erbe, è un ingrediente duttile in una varia serie di specialità gastronomiche.

Fonte: www.mieliditalia.it

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